2012, il 100° anno della prima insegna al neon

La lampada al neon è un tipo di lampada a scarica, costituita da un tubo di vetro trasparente contenente gas neon a bassa pressione. Fu inventata da Georges Claude
e venne presentata al Grand Palais di Parigi il 9 novembre del 1909. Fu un socio e collaboratore di Claude, Jacques Fonseque, ad intuire l'utilizzo pubblicitario.
Nel 1912 vendette ed installò la prima insegna luminosa commerciale a un piccolo negozio di barbiere in Boulevard Montmatre; recava la scritta: "Palais Coiffeur"

Fonte: http://it.wikipedia.org/wiki/Lampada_al_neon

2012, 60°ANNIVERSARIO NEON TRENTO SCOTUZZI

La ditta NEON TRENTO DI SCOTUZZI fu fondata a Trento dall’imprenditore bresciano Carlo Scotuzzi il 1 Agosto dell’anno 1952.
Scotuzzi, nato a Brescia il 01/04/1907, si trasferì a Trento, dopo l’esperienza della gestione, assieme ad un altro socio, di un’azienda elettrica ( elettricisti ).
La prima sede dell’azienda fu in Via Rosmini, 19 a Trento.


Ecco alcuni ricordi di Fernando Ingrosso, dipendente della ditta, con la quale collaborò per alcuni anni fino alla data del 28 agosto 1956:

L'azienda sorgeva a Trento, in uno dei locali oggi fruiti dalla banca vicentina.
Si affacciava sulla via Rosmini, con due vetrine imbiancate con una leggera tinta bianca sulle quali, tracciata a mano, figurava la scritta NEON TRENTO.
Le entrate erano 2: una dalla vetrata posta sulla via, e l'altra dall'ingresso a lato destro della casa (oggi chiuso da un cancelletto) dal quale si accedeva in
un cortile e in fondo si trovava l’ ingresso secondario al laboratorio dell'azienda.
Titolare unico della ditta era SCOTUZZI CARLO, morto alla veneranda età di 95 anni, a Trento.
Creatore della propria azienda, quarantasettenne, Scotuzzi Carlo proveniva da Brescia sua città di origine.
Erano tempi durissimi, sia perché post bellici, sia perché la novità del settore non era conosciuta. Infatti, molti entravano nel locale per errore o per curiosità; tuttavia il tempo ha beneficiato il suo fondatore.

Sin da subito, la produzione di insegne al vetro-neon collocate su gran parte dei locali pubblici, ha abbellito le strade della città e non solo, ma anche i paesi
circostanti ubicati nelle diverse vallate trentine in particolare verso Riva del Garda.
Preposto alla produzione era un c.d. soffiatore il quale, con abile maestria, piegava il vetro seguendo il disegno fatto in precedenza dall'addetto al tecnigrafo, uno
degli strumenti base per la creazione dell'insegna. Quindi spettavano all'addetto le ulteriori fasi di completamento, sempre sotto l'abile
insegnamento del titolare Carlo Scotuzzi il quale, tra l'altro, non rinunciava ad installare lui stesso l'insegna in mancanza di personale.
Erano momenti difficili, di grosso sacrificio. Lo sviluppo dell'azienda è da attribuire esclusivamente alla tenacia del suo titolare che con la pazienza da certosino è
riuscito, grazie ad un profondo e interiore sentimento, a superare le difficoltà, ad accettare il dolore e le avversità del momento, e che con altrettanta gioia esaltava
e godeva il premio del suo lavoro. Nel corso della mia attività svolta per poco più di due anni ricordo un nipote di
Carlo, un certo Sandro, anche lui di Brescia. Ricordo con una certa nitidezza una gentile signorina, giovane, di nome Rita, che era addetta al tecnigrafo. Entrambi
da parte mia non rintracciabili. L'arruolamento nella Guardia di Finanza, voluto dal mio povero papà, mi ha costretto a lasciare la ditta il 28 agosto 1956 e da tale data ne ho perse le tracce, nonostante Scotuzzi Carlo fosse venuto a trovarmi alla Scuola Alpina di Predazzo.
Oggi, settantunenne, posso aggiungere che sono orgoglioso di essere vissuto a fianco di un grande uomo, che mi ha insegnato i principi basilari della onestà e della
verità della vita e da parte mia non manco occasione di ricordarli alla mia famiglia.

lì 05 ottobre 2009
Fernando Ingrosso

La seconda sede dell’azienda, furono gli scantinati del condominio di Via Romagnosi, 30 a Trento. Lì si svolgevano tutte le mansioni per la costruzione di insegne luminose: uffici, officina e soffieria.

A quel tempo, i progetti delle insegne venivano realizzati a mano, in scala reale, sui tecnigrafi ( tavoli da disegno) dalle mani ferme di disegnatori esperti.
Successivamente furono usati i caratteri trasferibili Letraset, per il disegno in scala dei progetti. Al momento della realizzazione, i disegni venivano poi proiettati
sulle pareti dove venivano ricalcati su carta in grandezza naturale.

Non esistevano, come oggi, macchinari per il taglio meccanico o stampa sui vari materiali, tutto il lavoro veniva realizzato manualmente seguendo i disegni in scala naturale.

I soffiatori realizzavano i neon sagomati sulla traccia dei disegnatori. La sagomatura avveniva con delle canne in vetro trasparenti, spettava successivamente a delle
signore il compito di provvedere alla polveratura interna del tubo, necessaria per dare la colorazione allo stesso. Il procedimento consisteva nello spargere una colla
all’interno del tubo e successivamente inserire la polvere che rimaneva applicata su tutto il diametro interno. Da allora nacque la leggenda che i soffiatori fossero
dei donnaioli in quanto lavoravano con la collaborazione di ragazze o signore. Questa lavorazione di polveratura manuale si è persa attorno agli anni ’70 con l’introduzione
sul mercato di canne già polverate.  Successivamente l’attacchino applicava gli elettrodi ai due estremi del tubo che poi veniva vuotato, ovvero attraverso un capillare (piccolo tubetto temporaneo in vetro), veniva rimossa l’aria interna con una pompa ad alto vuoto e inserito il gas nobile NEON per la colorazione rossa oppure ARGON-NEON per la colorazione bianca-azzurrina.
Queste altre operazioni sono ripetute ancora oggi nella costruzione dei nuovi elementi illuminanti.

L’inondazione del 4 novembre del 1966 allagò completamente i locali adibiti a laboratorio e distrusse macchinari e documentazioni contenute.

 

Carlo Scotuzzi purtroppo non ricevette nessun contributo dal comune di Trento, per la ricostruzione della ditta, in quanto non risultava ancora residente in città. 

L’azienda si trasferì così in quell’anno in Via Brescia, 17 nel rione di Piedicastello dove iniziò nuovamente la sua attività.
Era ubicata al piano terra di un grande palazzo, composta da diversi locali adibiti ad uffici e laboratori ed un grande cortile interno coperto.

Oggi la posizione è rintracciabile dove è presente la filiale di Piedicastello della Cassa Rurale di Trento (ex Cassa Rurale Aldeno e Cadine ).

        

La posizione della ditta a ridosso del centro storico permetteva di effettuare tempestivi interventi e riparazioni in città direttamente con la bicicletta.

Un fatto accaduto che successe nella giornata della vigilia di Natale di quegli anni (1974).
Una squadra di posatori stava rientrando da un’installazione di una nuova insegna avvenuta a Madonna di Campiglio. Sarebbe stata l’ultimo lavoro prima delle vacanze di natale. Era composta da furgone FIAT 850 ed un veicolo AUTOBIANCHI BIANCHINA. Era sera e stavano tornando verso Trento. Ad un certo punto il furgone della Neon Trento Scotuzzi, probabilmente per l’asfalto umido, finì fuori strada. L’incidente avvenne nei pressi della strada del Limarò fra Sarche e Ponte Arche, fortunatamente senza danni alle persone che lo conducevano. La macchina che li precedeva non si accorse subito dell’accaduto e fece ritorno solamente alcuni chilometri dopo.
Per la difficile posizione e ripidità del terreno, il mezzo non venne mai recuperato. Si presume che la carcassa del mezzo sia ancora presente nei boschi sottostanti la scarpata boschiva.

Il 31 luglio 1979 Carlo Scotuzzi maturò l’età per la pensione e cedette l’attività ai due dipendenti Miori Luigi e Morandi Roberto assieme a Miori Ferruccio.
I tre nuovi soci rilevano la società modificandone il nome da NEON TRENTO DI SCOTUZZI ditta individuale a NEON TRENTO SCOTUZZI SNC .
Continuarono l’attività nella stessa sede fino a quando, nel 1988 i tre soci, ricevettero una lettera che comunicava lo sfratto in quanto il palazzo doveva essere ricostruito.
I soci trovarono una nuova soluzione nel capannone della zona industriale di Trento Sud, in Via Ragazzi del ’99, 39 , dove si trasferirono nel 1989.
In questo periodo furono molte le innovazioni tecnologiche che nacquero e che resero sempre più veloci e precise le varie fasi della lavorazione.
I tecnigrafi furono un po’ alla volta rimpiazzati con computer e stampanti. Le lavorazioni manuali furono sostituite con macchine a controllo numerico e plotter da intaglio.

Nell’anno 1982 i tre soci parteciparono come società, assieme ad altri colleghi del triveneto, alla nascita del consorzio CANT di San Biagio di Callalta, presso
Treviso. CANT è un fornitore di materie prime per costruttori di insegne luminose.

Ad oggi ci sembra difficile che alcune lavorazioni, come il taglio di piccole lettere, fossero realizzate a mano con semplici strumenti come bindelle e seghetti alternativi,
raggiungendo delle ottime qualità e finiture.

Nell’anno 1995 fu acquistata la prima fresa a controllo numerico con il piano di taglio di dimensione cm 100 x 70 alla modica cifra di 100 milioni di lire. Al tempo
una novità del settore. Oggi, il progresso tecnologico ha portato alla realizzazione di macchinari di dimensioni maggiori a prezzi decisamente più contenuti.

Questa sede rappresenta ancora la posizione dove l’azienda svolge la sua attività ed è diventata nel corso degli anni, il punto di riferimento per i clienti.

Il 31 marzo 2007 il Socio Miori Ferruccio ha lasciato l’azienda per raggiunti limiti di età. In sostituzione di Ferruccio, si affiancarono ai soci già esistenti Miori
Luigi e Morandi Roberto, i rispettivi figli Miori Davide e Morandi Andrea.

Davide Miori
Trento, 06 Settembre 2012

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